Calendario, il Tour per ora è salvo ma se dovesse saltare “Le squadre potrebbero scomparire”
Molto del futuro del ciclismo professionistico dipende dalle sorti del Tour de France 2020. Non certo è una novità che la Grande Boucle muova ormai una mole di interessi, sportivi ed economici, in grado di fare da volano a tutto il movimento, non solo quello WorldTour. I proventi e la visibilità di questa corsa (che paiono aggirarsi attorno ai 130 milioni di euro) servono sia ad ASO per investire nell’organizzazione di altre corse e nel supporto ad organizzatori minori, che a tutti coloro che vi partecipano (sponsor in primis) a farsi pubblicità a livello planetario, e quindi a sostentarsi. Escludendo la cancellazione, che al momento sembra scongiurata, anche soltanto la riprogrammazione al 29 agosto avrà in ogni caso degli effetti negativi su tutto il sistema ciclismo.
L’Agence France-Presse ha interpellato in proposito alcuni degli attori principali del Tour de France, ricavandone un quadro piuttosto allarmante: “È molto semplice. Se il Tour non si svolgesse, le squadre potrebbero scomparire, corridori e dirigenti si ritroverebbero senza lavoro” ha profetizzato innanzitutto con la sua consueta schiettezza Marc Madiot, Team Manager della Groupama-FDJ.
Il giornalista Jean-François Mignot, autore dell’Histoire du Tour de France, ribadisce che “per molti sponsor delle squadre, l’unica ragione per investire nel ciclismo piuttosto che altrove si basa sul Tour de France. Se gli sponsor accettano di investire, è perché gli spettatori possono vedere il loro logo sulle maglie dei ciclisti durante il Tour, unico evento ciclistico che viene visto in modo così massiccio”. A tutto ciò, vanno aggiunti gli investimenti che ASO recupera in TV e nella ormai celebre e pittoresca Carovana Pubblicitaria.
Un’eventuale cancellazione, ma trattasi di un concetto applicabile in scala ad ogni evento ciclistico, avrebbe conseguenze negative anche sul turismo: “Il radicamento territoriale dell’evento dimostra che le conseguenze di una cancellazione sarebbero dieci volte maggiori“, osserva invece Magali Tézenas du Montcel, delegato generale di Sporsora (Organizzazione interprofessionale con base a Parigi che riunisce oltre 150 attori nell’economia dello sport).
Nel frattempo, il ministro dell’interno francese Christophe Castaner si è tolto da ogni responsabilità eventuale: “Spetta agli organizzatori analizzare la loro capacità di organizzarlo o di rimandarlo” ha dichiarato nei giorni scorsi.
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